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Salaria sicura, ora o mai più

Dic 22, 2020

• Con il Recovery fund 17 miliardi a disposizione per il Lazio • Il presidente degli Industriali risponde anche sull’Università: Monito di Di Venanzio: è imperdonabile perdere l’occasione “Vogliamo far parte della govemance, corsi legati al territorio”

Per il Lazio è previsto un maxi-investimento da 17 miliardi di euro da attingere dal Recovery fund. Il presidente di Unindustria Rieti ha chiaro a cosa possano servire parte di quei soldi. «Non vorremmo – spiega Alessandro Di Venanzio – che non si pensasse  nemmeno questa volta alla Salaria».

L’INTERVISTA: In questi giorni c’è stato il decennale della costituzione di Unindustria, nata il 16 dicembre del 2010. «Sono stati anni impegnativi, nel corso dei quali sono stati delineati metodi di lavoro sempre più trasversali, tra la sede di Roma e tutti i territori. Voglio iniziare da questa data per ringraziare i presidenti Castelli, Stirpe e Merlani per aver dato vita a questa fusione importante». Il presidente Alessandro di Venanzio sottolinea il lavoro svolto per rendere l’associazione degli industriali reatini più «forte», «autorevole» e «ascoltata». «Tantissimi nostri imprenditori sono oggi protagonisti della vita associativa, partecipando attivamente ai lavori delle sezioni di categoria, dei gruppi tecnici, dei Giovani imprenditori e della Piccola industria». Il presidente poi ringrazia la dottoressa Martelli «per il grande lavoro svolto e fare i miei migliori auguri a Francesca Rosati che gli succederà».

Per il Lazio è previsto un maxi-investimento da 17 miliardi di euro da attingere dal Recovery fund. Il Reatino rientrerà in questi finanziamenti?
«Non vorremmo che non si pensasse nemmeno questa volta alla Salaria e a prevedere un collegamento intermodale più veloce con Roma, sarebbe un errore imperdonabile. Per il terremoto avevamo chiesto almeno un miliardo di euro, anche qui sembra che la proposta non sia stata accolta, o forse non è previsto nelle linee guida».

Una delle sue battaglie è stata proprio sulle infrastrutture.
«Crediamo che vada garantito a livello regionale il completamento delle infrastrutture attese da anni soprattutto ora che l’attenzione del governo è massima. Per il Lazio è necessario la chiusura dell’anello ferroviario di Roma, la Orte-Civitavecchia, l’ammodernamento appunto della Salaria. Sulle infrastrutture digitali bisogna puntare sulla banda larga e 5G. Senza dimenticare l’importanza di una riforma che renda efficiente la pubblica amministrazione».

Un altro punto che vi sta a cuore è la «riforma» della Sabina universitas.
«Stiamo valutando un nostro ingresso, ma vogliamo far parte della governance per condividere quali siano le facoltà, le specializzazioni che, secondo noi, devono essere più vicine ai bisogni delle imprese del territorio. Abbiamo iniziato una serie di incontri con il sindaco Cicchetti che proseguiranno entro la fine dell’anno».

E per i più giovani?
«Per loro stiamo ragionando sulla creazione di un possibile Istituto tecnico superiore della meccatronica. Tutto questo per rendere più attrattivo il nostro territorio anche nei confronti dei nostri giovani che, spesso, non riuscendo a collocarsi qui, si spostano verso città più grandi, come Roma, creando quindi un vuoto generazionale, dal punto di vista anche professionale, che sarà difficilmente recuperabile se non agiamo in fretta».

Come hanno reagito gli imprenditori locali alla prima e alla seconda ondata della pandemia?
«Le imprese hanno risposto con grandissima determinazione, sia per fronteggiare i danni economici che per contenere la circolazione del virus nei luoghi di lavoro. Le aziende hanno già attivato da marzo dei protocolli stringenti sulla sicurezza, redatti dagli esperti e approvati d’intesa con i sindacati. Il mondo produttivo non si è fatto trovare impreparato e ha resistito fino ad ora dimostrando una grande capacitò di resilienza, soprattutto in un territorio già duramente colpito dal sisma come il nostro».

Nel Reatino circa un’azienda su tre si è ritrovata e si trova tuttora in situazione di liquidità precarie. Quali sono i settori più penalizzati.
«Tra i settori dove si riscontrano forti criticità sicuramente l’industria del turismo, l’audiovisivo, l’alimentare che perde con bar e ristoranti chiusi un canale di distribuzione, ma anche il nostro export ha subito una battuta di arresto, basti pensare che nel primo semestre è calato oltre 20 per cento».

Fonte: Il Messaggero di Rieti

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